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Lo Zen e l’Arte della Sofferenza


Il giovane Kyo, dopo aver a lungo camminato, arrivò al piccolo tempio del Maestro Shen. Lo vide da lontanto, immobile a guardare il piccolo stagno di carpe. Kyo si avvicinò prima lentamente e poi quasi correndo, buttandosi a terra a qualche metro, con la testa china al suolo, iniziò a presentarsi ma col fiatone non riuscì a farsi capire dal vecchio Shen. Il Maestro senza girarsi disse: “Vieni qui accanto a guardare le carpe”. Kyo si alzò, ricomponendosi velocemente, e insieme guardarono lo stagno in silenzio.

Il Maestro disse: “Cosa sei venuto a cercare quassù?”. Kyo rispose: “Ho una sofferenza che mi lacera il cuore, non riesco più a vivere e non so come potermene liberare”. Shen scosse la testa molto lentamente dicendo: “Sei quindi salito fino a qui per poterla buttare giù a valle?”. Kyo rispose: “Non si prenda gioco di me Maestro, sono venuto qui perchè vorrei imparare da lei come potermi liberare dal mio tormento”.

Shen disse: “Per quale motivo vuoi soffrire?”. Kyo rispose: “Ma io non voglio soffrire, sono venuto qui perchè non voglio più soffrire! La mia amata JinMei mi ha abbandonato un anno fa, dicendomi che anche se lei mi amava i suoi genitori non avrebbero acconsentito mai al nostro matrimonio, ma io so che non era vero, e questo mi distrugge”.

Il Maestro distolse lo sguardo dallo stagno, fissando il giovane negli occhi disse: “Kyo io ti amo però i miei genitori non acconsentirebbero mai al nostro matrimonio, dobbiamo quindi lasciarci”. Il giovane restò immobile a guardare i suoi piccoli occhi, senza dire una parola, mentre il vecchio Shen rimaneva serio, anche se qualcosa nei suoi occhi sembrava ridere rumorosamente.

Kyo disse quindi: “Maestro… non è la stessa cosa!”. Shen rispose: “Ti assicuro che anche io stavo mentendo”. E mentre lo diceva si alzò lentamente in piedi, dirigendosi verso casa. Kyo restò incantato a fissare le carpe, sapendo che qualche particolare gli era sfuggito, dopo poco si affrettò a raggiungere il Maestro. Shen entrò nel piccolo portico della sua modesta abitazione, tolse i sandali e iniziò a cercare qualcosa in una cesta, ne tirò fuori una piccola biglia di vetro, al cui interno si poteva notare un piccolo puntino nero. Il giovane attendeva sul portico, senza osare chiedere di entrare.

Shen tornò sul portico, consegnando la biglia al ragazzo. E disse: “La sofferenza è un semplice mistero, una parte la puoi vedere ma non la vuoi capire, una parte la vuoi capire ma non la puoi vedere” - e aggiunse - “Immagina che la tua sofferenza sia come questa biglia, anche se ora la guardi non riesci a vedere che il suo esterno, ma quel puntino nero che c’è al centro è troppo piccolo perchè possa essere compreso, eppure quel puntino è un ideogramma e ha un significato”.

Kyo fissava la biglia al sole, cercando di leggere l’ideogramma, e poi chiese: “Come potrà questa biglia aiutarmi?”. Il Maestro prese una palla di impasto che aveva a portata di mano, prese la biglia dalle mani di Kyo e la inserì al centro di questa palla di impasto. La diede nuovamente a Kyo e disse: “Vai alla fontana, prendi un sorso d’acqua e ingoiala, ti aiuterà a comprendere”. Kyo cercò di capire se il vecchio lo stesse nuovamente prendendo in giro, esitò qualche istante poi si diresse alla fontana per inghiottire la palla contenente la biglia.

Shen intanto si era rimesso i sandali, al ritorno di Kyo disse: “Quel medaglione che hai al collo ha delle iscrizioni adeguate a una donna”. Kyo subito rispose: “Questo medaglione non è mio è di JinMei, è l’unico ricordo che ho del nostro amore”. Shen sorrise, in modo molto lento, quasi stanco: “Andiamo al lago, portiamo il tuo amore a fare una passeggiata”. E si incamminarono per i sentieri che conducevano a un lago non lontano.

Arrivati sul posto il Maestro prese una piccola barca, traghettò quindi Kyo al centro del lago e disse: “Secondo te questo è il centro del lago?”. E il giovane: “Sicuramente si”. Aggiunse il maestro: “Da cosa lo noti?”. Il giovane guardandosi intorno disse: “La distanza da quegli alberi su quella riva e da quei massi mi sembra proprio la stessa, è sicuramente il centro del lago”. Shen lentamente prese il medaglione dal collo di Kyo e lo gettò in acqua, mentre Kyo rimaneva immobile e sconcertato.

“Maestro ma cosa avete fatto! Avete gettato via il mio medaglione!”, disse il giovane. Shen ridendo disse: “Non era certo il tuo medaglione, come non era il mio medaglione, potrebbe lamentarsi JinMei semmai”. Kyo intanto cercava di guardare nell’acqua per vedere il medaglione, mentre Shen aggiunse: “Se ci tieni tanto puoi sempre tuffarti e riprenderlo”. Kyo non se lo fece dire due volte, si tolse i vestiti e si gettò in acqua.

Shen ammirava le cime in lontananza e la distesa di alberi e rami in ogni direzione, mentre la testa di Kyo sbucava ogni tanto dall’acqua per riprendere fiato e tornare a immergersi, e continuò per ore, fino a che il giovane stremato non tornò sulla barca. Tremante di freddo ed esausto disse: “Non ce la posso fare, è troppo profondo”. Shen disse: “E' al centro del lago, da lì non si sposta, domani potrai riprovare”. Tornarono al tempio in silenzio, e davanti al fuoco consumarono una cena leggera. Il giovane si addormentò senza nemmeno rendersene conto.

La mattina seguente Kyo si svegliò e del Maestro non c’era traccia, si preparò del tè caldo e subito dopo si diresse nei boschi, per sbrigare le faccende che il corpo comanda. Ritrovò la biglia e, imbarazzato, la prese con alcune foglie, correndo alla fontana per ripulirla. Si diresse quindi nuovamente al tempio e vide che il Maestro era ancora seduto a contemplare lo stagno di carpe.

Kyo imbarazzato si sedette di fianco e disse: “Ho trovato nuovamente la biglia, Maestro, non sapevo se potesse servirvi”. Shen disse: “L’hai guardata?”. Kyo disse: “Si”. Shen disse: “Ti è sembrata diversa?”. “No, era identica a prima, ma volevo sapere cosa farne” disse Kyo. 

Il maestro scosse la testa: “A me di certo non serve, se non serve nemmeno a te gettala pure via”. Kyo guardò la biglia per qualche altro istante e disse: “Ma perchè me l’avete fatta mangiare se non mi serve?”. Shen rispose: “Sei tu che dici che non ti serve, e sei tu che l’hai mangiata, io di certo non ti ho costretto”. Kyo, iniziando ad alterarsi disse: “Ma io l’ho mangiata perchè pensavo servisse a qualcosa, non l’avrei certo inghiottita di mia iniziativa”. 

Shen sospirò: “Forse il soffrire per quella ragazza ti è stato imposto? Dici di volerti liberare di quel dolore ma sei tu stesso che hai deciso di mettere la sofferenza dentro di te, se vuoi buttarlo via non devi fare altro che permettere a quel dolore di abbandonare il tuo corpo, lo vedrai come quella biglia, identico a prima, ma non più dentro il tuo corpo ma fuori di esso”. 

Kyo disse: “Io non so come fare”. Il Maestro Shen disse: “Resterai qui con me, come mio allievo, ogni giorno se soffrirai ancora andrai al lago a recuperare il medaglione". Kyo annuì, confuso ma sollevato. Passarono i mesi, ogni giorno il giovane si alzava e andava al lago, i primi tempi tornava al tempio esausto dopo qualche ora, con il passare dei giorni faceva ritorno sempre più tardi, sempre più esausto. Una sera torno al tempio che era già notte, e il Maestro disse: “Oggi hai recuperato il medaglione?”. 

Kyo, sconvolto dalla stanchezza, si mise seduto accanto al fuoco e disse: “No, maestro, ho tentato tutto il giorno, dall’alba fino alle ultime luci del tramonto, ma non sono riuscito a raggiungere il fondo”. Il Maestro disse: “Potevi iniziare prima o finire dopo?”. “No, non potevo”, disse Kyo. 

Il Maestro accese una piccola pipa di bambù e disse: “Si soffre fino a che non si è abbastanza stanchi di soffrire, per questo bisogna soffrire a fondo, completamente, in modo da esaurire la sofferenza e poterla buttare via.” Aspirò lentamente dalla pipa e aggiunse: “Una parte di sofferenza la puoi smaltire, la puoi assorbire, ma c’è una parte che resterà sempre dentro di te, a meno che tu non ti sia stancato di soffrire, è come quella palla di impasto con la biglia al centro, tu puoi digerire quello che il tuo organismo conosce e può assimilare, il resto se non lo butti fuori resterà a pesare dentro di te, senza poter mai fare parte del tuo organismo. Non sei stanco di rincorrere quel fondo del lago che nemmeno vedi per riprendere qualcosa che non è nemmeno tuo?”. 

Kyo stava per rispondere, rimase con la bocca aperta, senza che le parole uscissero dalle sue labbra, e poi disse: “Si Maestro, sono stanco”. Shen annuì e disse: “Hai sofferto come dovevi, soffrendo hai imparato a soffrire sempre di più, ora che sai soffrire completamente, puoi essere davvero stanco”.

Kyo disse: “Sono però sicuro che mi mancherà JinMei”. Shen disse: “Ti mancherà il miele che prendevi da quella mensola in alto, aiutato da lei che ti sollevava quel tanto da permetterti di raggiungerlo, con il tempo prenderai da solo quel miele e ne cercherai uno ancora più in alto”. Kyo disse: “Nel senso che mi manca quello che io ero quando ero con lei?”. Shen sorrise, e aggiunse: “Domani mattina faremo colazione insieme, poi partirai per la città, i nodi che hai portato quassù sono sciolti e quelle corde in questo luogo non hanno la loro migliore applicazione”. 

Kyo inchinò il capo, e iniziarono a cenare in silenzio. Alla fine della cena Kyo chiese: “Maestro, cosa c’era scritto dentro alla biglia di vetro?”. Il Maestro rispose: “C’era scritto ‘forse’”. Kyo disse: “Ho capito, significa che sono i dubbi, le domande e le ipotesi che ci facciamo a rallentare l’abbandono del dolore?”. Shen sorrise, e disse: “Forse”. Sorrisero e si misero a dormire.

La mattina successiva, pronto per la partenza Kyo esitò un istante e poi si rivolse al vecchio Shen dicendo: “Non so come ringraziarla, vorrei poter restare qui ancora per aiutarla nelle molte faccende che deve sbrigare ogni giorno”. Shen sorrise e disse: “Come ti ho detto i miei genitori non permetterebbero mai questa unione, dobbiamo quindi lasciarci”. Kyo sorrise e fece un inchino, si voltò e ritornò a vivere.



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