« Il saggio non accumula nulla. Più usa ciò che ha per gli altri, più ha. Più dà ciò che ha agli altri, più è ricco »

Il Coniglio della Luna


C'era una volta, in una foresta, una radura nella quale venivano spesso dei santi uomini a meditare. In essa c’era anche un meraviglioso giardino con frutti e fiori, tenere erbe, e le acque increspate di uno splendente ruscello. In questo piccolo paradiso viveva un coniglio le cui virtù offuscavano quelle di tutti gli altri esseri viventi. Una sera il Buddha, accompagnato da parecchi dei suoi discepoli, venne al giardino. Sedettero ai suoi piedi e ascoltarono la sua recita dei sutra. Così passarono una notte e un giorno fino a che il sole cocente fu alto nel cielo e le cicale si misero a cantare. Era il momento in cui ogni creatura cercava l’ombra e ogni viaggiatore soffriva per il caldo. Buddha assunse l’aspetto di un bramino e gridò con dolore: «Sono solo, i miei amici mi hanno abbandonato e io ho fame e sete. Credenti, venite e aiutatemi!». I piccoli animali della foresta sentirono il suo richiamo e uno dopo l’altro si affrettarono al suo fianco. Essi lo pregarono di rimanere e accettare la loro ospitalità. La lontra portò sette pesci e disse: «Prendi questi e stai con noi.» Lo sciacallo portò parte della sua preda e chiese al Buddha di onorarli con la sua presenza ed essere il loro insegnante. Quindi venne il turno del coniglio. Modestamente fece un passo avanti, le mani vuote. «Maestro! Io sono cresciuto nei boschi. Il mio cibo sono le erbe. Non ho altro da offrirti se non il mio corpo. Dacci la benedizione e riposa qui, e lascia che io ti nutra delle mie carni, poiché non c’è altro che io possa darti.». Proprio in quel momento scorse del carbone magico, carbone che bruciava senza fumo. Quando stava per saltare nelle fiamme, si fermò improvvisamente e tolse i minuscoli insetti dalla pelliccia dicendo: «Posso dare il mio corpo al santo, ma non ho diritto di prendere le vostre vite.» Posando gli insetti delicatamente sul terreno il coniglio si gettò sul fuoco. Buddha riprese la sua forma e lodò il sacrificio: «Colui che dimentica se stesso, anche la più modesta di tutte le creature terrestri, raggiungerà l’Oceano della Pace Eterna! Tutti gli uomini dovrebbero imparare da lui ed essere ugualmente pietosi e servizievoli!» Buddha dette poi istruzione che le sembianze del coniglio adornassero la luna e rimanere così uno splendido esempio per sempre. E grazie al loro santo amico, tutti gli animali nella foresta furono posti nel mondo dei santi.

Il taoismo adottò il Coniglio della Luna insieme a molti altri concetti che si originarono nel Buddhismo. Essi lo chiamarono il Coniglio di Giada e lo dipinsero con le zampe anteriori corte, quelle posteriori lunghe e la coda corta. Si dice che si trovi sotto un albero di cassia magico sulla luna fabbricando pillole dell’immortalità, anche conosciute come l’elisir di giada.


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