« Il saggio non accumula nulla. Più usa ciò che ha per gli altri, più ha. Più dà ciò che ha agli altri, più è ricco »
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Anno nuovo è oggi, ieri e domani, insieme.


Grazie alla meditazione, il tempo appare nella sua totalità, nella sua unitarietà.

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Perchè ho scelto la galassia nel mio blog


Nell`alchimia taoista il quasar del corpo è il DanTian (tre centimetri sotto l`ombelico) che, se stimolato bene da un altra forza generatrice ancora più importante che è la mente, può generare molte nuove forme di energia con potenzialità infinite. 

Il centro energetico del cuore, che si paragona energeticamente all'energia del pianeta Marte, si collega al centro energetico dei reni, che si paragonano energeticamente all'energia del pianeta Venere, attraverso una serie di meridiani, i più importanti quelli dell'orbita microcosmica. 

Pensando quindi all'uomo, il corpo è infatti visto come una piccola galassia dove tutte le energie se sviluppate con coscienza, possono evolvere in infiniti processi alchemici dando vita ad “una nuova vita”.

Il taoista quindi cerca di sistemare al meglio il suo piccolo universo, il corpo (che ha come centro il DanTian che può trasformare tutto il resto del corpo, difatti il DanTian viene anche chiamato il fornello alchemico). 

Il taoista dopo aver trasformato le energie del proprio corpo, proprio come fa un astronauta di una galassia progredita, viaggia poi in altri spazi dimensionali esercitando quella che viene chiamata l`orbita macrocosmita esterna, ovvero una volta collegati tutti i punti energetici del corpo il praticante si collega con le energie circostanti, ovvero gli elementi del pianeta Terra.

Il cuore vibra sulle stesse frequenze energetiche del fuoco come i reni a quelle dell`acqua e quindi l`uomo, con tutte i suoi meccanismi e movimenti energetici può mettersi in connessione con i movimenti energetici della terra. 

Una volta fatto ciò allora potrà andare al di fuori della Terra sino la Luna, Marte e tutti gli altri pianeti tornando finalmente al Quasar. 

Il cammino del taoista verso l`illuminazione è tortuoso ma molto strutturato e appoggiato dalla medicina tradizionale cinese.



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* Partecipare alla gioia altrui è segno di valore. Chi è riuscito ci sta indicando una strada. *

 

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L’ideogramma cinese Wej.ji rappresenta il concetto di crisi.


Ed è composto da due termini, pericolo e opportunità perchè se è vero che la crisi rappresenta un pericolo, una minaccia, è anche vero che può essere una opportunità verso il cambiamento. Sta a noi volgerlo verso una chiusura o una apertura al mondo.

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«Il Tao che cerco non è lontano né è imprendibile, esso risiede dentro di me»


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LXXXI - L'EMERSIONE DEL NATURALE


Parole autentiche non sono adorne;
parole adorne autentiche non sono.
Colui che è buono, non sfoggia parole,
e chi sfoggia parole, non è buono.
Chi sa di tutto, certo non è saggio;
né chi è saggio, di certo, sa di tutto.
Il vero saggio per sé non provvede:
se si spende negli altri, per sé acquista;
e, più dona, più ottiene per se stesso.
La Via del cielo aiuta, non fa danni;
la Via del saggio agisce senza lotta.

Tao Te Ching

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Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo: se invece muore, produce molto frutto.


E’ il senso di questa delicata leggenda cinese.

C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato ad ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitudine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte.

C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante.

Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e grazioso. Il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne godeva.

Un bel giorno il Signore, molto in pensiero, si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la testa. Il Signore gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorni, il giorno per cui era nato.

Con grande gioia, ma a bassa voce, il bambù rispose: “O Signore, sono pronto. Fa di me l’uso che vuoi”.

“Bambù”, la voce del Signore era seria, “per usarti devo abbatterti”. Il bambù fu spaventato, molto spaventato: “Abbattermi, Signore, me che hai fatto diventare il più bell’albero del tuo giardino? No, per favore, no! Fai uso di me per la tua gioia, Signore, ma per favore non abbattermi”

“Mio caro bambù” disse il Signore, e la sua voce era più seria, “se non posso abbatterti, non posso usarti”. Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più.

Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa.

Poi sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fai di me quello che vuoi e abbattimi”.

“Mio caro bambù”, disse di nuovo il Signore, “non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami”.

“O Signore”, disse il bambù, “non farmi questo. Lasciami almeno le foglie e i miei rami”.

“Se non posso tagliarli, non posso usarti”

Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via. Il bambù tremò e disse appena udibile: “Signore, tagliali!”

“Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo non posso usarti”.

Il bambù non potè più parlare. Si chinò fino a terra.

Così il Signore del giardino abbattè il bambù, tagliò i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là delicatamente il Signore depose l’amato bambù a terra; un’estremità del tronco la collegò alla fonte; l’altra la diresse verso il suo campo arido. La fonte dava l’acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato.

Poi fu piantato il riso, i giorni passarono, la semenza crebbe e il tempo della raccolta venne. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà ed umiltà.

Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva solo per se stesso e amava la propria bellezza.

Al contrario, nel suo stato povero e distrutto, era diventato un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.


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Belladonna


Il discepolo disse al maestro: "Ho passato gran parte della giornata pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare, facendo piani che non avrei dovuto fare."

Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata nel bosco vicino a casa. Strada facendo, indicò una pianta e domandò al discepolo se sapesse che pianta fosse. "Belladonna," rispose il discepolo. "Può uccidere chi mangia le sue foglie."

"Ma non può uccidere chi semplicemente la contempla. Nello stesso modo, i desideri negativi non possono causare alcun male, se non te ne lasci sedurre."


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Un discepolo chiese ad un Maestro illuminato: "Maestro come mai non sono ancora felice?"


"Perché sei ancora, e perché ancora stai rincorrendo la felicità. La felicità non può essere cercata, non si può andare alla ricerca della felicità. La felicità è un derivato, è una conseguenza naturale. Se ne fai uno scopo, non la troverai mai, ti sfuggirà sempre. Arriva silenziosamente, arriva come un sussurro, arriva come la tua ombra. Quando sei totalmente assorto in qualcosa e non pensi assolutamente alla felicità... eccola! Quando invece ci pensi, non c'è mai: è molto timida. Quando ti guardi attorno scompare; quando cominci a pensare: Sono felice o no? Non lo sei.

Un uomo felice non pensa mai alla felicità: è talmente felice, come potrebbe pensare alla felicità? Solo un uomo infelice pensa alla felicità e, pensandoci, diventa ancora più infelice."

Ti racconto una storia:

Un cane adulto vide un cucciolo che rincorreva la propria coda e gli chiese:



"Perché stai correndo dietro alla tua coda?"


E il cagnolino rispose: "Ho scoperto i segreti della filosofia, ho risolto i problemi dell'universo che nessun cane prima di me aveva affrontato nel modo giusto: ho imparato che la felicità è una cosa importante per un cane e che la felicità si trova nella mia coda. Ecco perché la sto rincorrendo, e quando l'avrò afferrata possiederò la felicità".


Il vecchio cane rispose: "Figliolo, anch'io ho considerato i problemi dell'universo, per quanto potevo, e mi sono fatto delle opinioni. Anch'io ho scoperto che la felicità è una bella cosa per un cane, e che la felicità è nella mia coda, ma ho anche notato che quando mi occupo delle mie cose... mi viene dietro: non ho bisogno di rincorrerla".


Ascolta ciò che dice il vecchio cane.


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Vi sono dei vizi che si radicano in noi soltanto per causa altrui


e che, tagliandone il tronco, si staccano come i rami. 
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La Natura è più benefica della cultura.


Nella Natura si trova il Bene, L’Armonia, il Tao, l’Immortalità…

 

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Soffio della primavera


L'energia nasce, tutto fiorisce, coricarsi dopo il tramonto, alzarsi all'alba, passeggiare di buon passo, i capelli lasciati lunghi, liberi e spioventi per accogliere l'energia del vento, indossando vestiti comodi e non costringenti perchè l'energia deve ben circolare.




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XIV - INTRODUCE AL MISTERO


A guardarlo non lo vedi,
di nome è detto l'Incolore.
Ad ascoltarlo non lo odi,
di nome è detto l'Insonoro.
Ad afferrarlo non lo prendi,
di nome è detto l'Informe.
Questi tre non consentono di scrutarlo a fondo,
ma uniti insieme formano l'Uno.
Non è splendente in alto
non è oscuro in basso,
nel suo volversi incessante non gli puoi dar nome
e di nuovo si riconduce all'immateriale.
È la figura che non ha figura,
l'immagine che non ha materia:
è l'indistinto e l'indeterminato.
Ad andargli incontro non ne vedi l'inizio,
ad andargli appresso non ne vedi la fine.
Attieniti fermamente all'antico Tao
per guidare gli esseri di oggi
e potrai conoscere il principio antico.
È questa l'orditura del Tao.

Tao Te Ching



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UNO


Un giorno il maestro cominciò ad insegnare ai suoi alunni a scrivere i numeri partendo dall’Uno, che è solo una linea dritta verticale. Tutti gli studenti scrissero alcune pagine di Uno nel quaderno per imparare bene la scrittura di questo segno.

Uno dei bambini non solo scrisse molte pagine in classe, ma quando tornò a casa continuò a scrivere fiumi di Uno senza fermarsi e ripeteva: ”Non ho imparato bene, devo ancora apprendere perfettamente questa lezione”. Anche in classe continuava, mentre gli altri bambini andavano avanti e imparavano gli altri numeri.

Continuava a ripetere: “Quando avrò imparato bene allora potrò andare avanti e scrivere gli altri numeri”. Ma il maestro si preoccupò e pensò che il bimbo non era normale. Anche i genitori si preoccuparono, perché non capivano come mai il bimbo s’impegnasse solo a scrivere Uno; e così gli dissero: “Siamo stanchi di te, tutti bimbi stanno già scrivendo tutti i numeri mentre tu sei ancora fermo alla prima lezione!”.

Il bimbo, allora, non sopportando di vederli dispiaciuti si allontanò da casa e andò a vivere di noci nel deserto, per poter continuare i suoi esercizi. Dopo qualche tempo ritornò e andò a visitare la scuola dove incontrò il maestro e gli disse: “Guarda se ho imparato a scrivere bene Uno; posso scrivere qui sul muro?”

E dopo averlo scritto il muro si separò in due parti.


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Le quattro mogli


C’era un ricco commerciante che aveva quattro mogli. La moglie che amava di più era la quarta. La vestiva con vestiti lussuosi e gli concedeva ogni delicatezza. Si occupava di lei con la massima cura e non gli negava le cose migliori.

Amava molto anche la terza moglie. Era molto orgoglioso di lei e cercava sempre di mostrarla ai suoi amici. Eppure il mercante aveva molta paura che potesse fuggire con qualche altro uomo.

Amava molto la sua seconda moglie. Si trattava di una persona molto paziente ed egli la considerava la sua confidente. Ogni qualvolta che si trovava a dover affrontare qualche problema si rivolgeva alla sua seconda moglie ed essa lo aiutava a superare il momento difficile.

La prima moglie infine era una compagna molto fedele e aveva dato un grande contributo alla sua fortuna commerciale e alla cura della famiglia. Tuttavia il commerciante non l’amava e ben difficilmente seguiva il suo consiglio.

Un giorno il commerciante si ammalò e si rese conto che non avrebbe avuto più molto da vivere. Pensando alla sua vita lussuosa diceva a se stesso: “E’ vero che ho quattro mogli, ma quando muoio sarò solo. Ah quanto sarò solo!”

Disse alla quarta moglie: “Ti ho amato più di tutte, ti ho rivestito degli abiti più raffinati e non ho trascurato per te nessuna cura. Ora sto morendo, vuoi seguirmi e continuare a farmi compagnia?”. “Certo che no!” esclamò la quarta moglie e si allontanò senza dire altro. La risposta trafisse il cuore del mercante come un coltello affilato.

Triste, il mercante disse allora alla terza moglie: “Ti ho amato tanto per tutto il corso nella mia vita. Ora sto morendo, vuoi seguirmi e tenermi compagnia?”. “No, rispose la terza moglie, la vita è davvero buona qui, e mi risposerò quando tu morirai!”. Il cuore del mercante divenne freddo come ghiaccio.

Disse allora alla seconda moglie: “Mi sono sempre rivolto a te e tu mi hai sempre aiutato. Adesso ti chiedo di aiutarmi ancora. Sto morendo, vuoi seguirmi e tenermi compagnia?”. “Mi dispiace, questa volta non posso aiutarti, disse la seconda moglie, al massimo posso farti seppellire”. Questa risposta colpì il mercante come un fulmine e ne fu devastato.

Sentì un grido: “Io verrò con te, ti seguirò ovunque tu andrai”. Il mercante guardò su e vide la sua prima moglie. Era così magra da sembrare denutrita. Molto dispiaciuto il mercante disse: “Avrei dovuto occuparmi meglio di te”.

Ebbene ognuno di noi prende quattro mogli nella sua vita. La quarta moglie è il tuo corpo. Non importa lo sforzo con il quale lo curi, dovrai lasciarlo.

La tua terza moglie è ciò che possiedi, la tua condizione, la tua ricchezza. Quando muori tutto va agli altri.

La seconda moglie sono la tua famiglia e i tuoi amici. Per quanto ci stiano vicini nella vita non possono stare con te nella morte..

La prima moglie è invece la tua anima. Tanto trascurata e negletta nella ricerca dei beni materiali e dei piaceri sensuali. E’ davvero l’unica cosa che ti segue ovunque tu vada.

Sarebbe bene occuparsi di essa e coltivarla prima di essere sul letto di morte e disperarsi.


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Namaste


Questo saluto è detto in sanscrito Namaste, che deriva dai due termini Namo e Aste e in senso letterale significa “riconoscimento dell’esistenza di una persona da parte dell’altra persona, ovvero quando uno dice Namaste ad un altro significca “Io saluto e riconosco la tua esistenza nella società e nell’universo”.

Ma si può andare oltre il senso letterale del termine. Infatti, quando si dice Namaste, si usa mettere le mani combacianti e poste di fronte al proprio cuore, un gesto che indica proprio: “Mi inchino al tuo Sé”. Inoltre la mani corrispondono al canale energetico destro e quello sinistro, per cui unendole al centro si indica l’unione dei due canali e quindi di tutto il proprio essere.




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Saluto Taoista Femminile


QING - Purezza, La Dolcezza Malleabile dello Yin

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Saluto Taoista Maschile


MING - Chiarezza, Il Vigore Energetico dello YANG




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Saluto Taoista


In segno di RISPETTO ed unità: pugno destro chiuso avvolto dal palmo sinistro; unione di YANG e YIN in seno al TAO, la Purezza, la Dolcezza Malleabile dello YIN, si unisce al Vigore Energetico dello YANG nel Tao. Palmo e Pugno - Luna e Sole - Yin e Yang - Il Tao



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Quando il sole nasce trova una corte di adulatori


Quando muore trova dei veri amici che lo ammirano.


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